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Pozzo Sacro Milis

All'interno del piazzale della stazione si trova un reperto archeologico del periodo nuragico: il Pozzo Sacro "Milis". Scoperto nel 1883 e scavato dall'archeologo Lovisato nel 1889, l'opera risale al VIII - VII secolo A.C. L'imponente costruzione ha orientamento sud-est, ha un'asse di metri 13,5 di lunghezza dalla soglia della scala, fino alla cortina esterna della controcupola. Dei quaranta gradini originari che conducevano alla sorgente oggi se ne contano solamente ventidue. Rifiniti sommariamente, ciascuno e composto di più blocchi di diverse misure. La copertura della rampa appare come una scala vista dal di sotto: grosso monoliti di scisto poggiano sui muri laterali progressivamente digradando. Sulla cupola della tomba del pozzo, in un periodo sconosciuto, è stata praticata una luce per l'installazione di una pompa aspirante l'acqua che serviva ad alimentare le locomotive a vapore e successivamente la colonia dei figli dei ferrovieri. L'odierno stato di conservazione del pozzo può dirsi, in generale, buono. Nel 1884 lo studioso Pietro Tamponi nell'area circostante ha ritrovato: un anellino d'oro del peso di 10 grammi dove "Nella gemma erano incise queste lettere: PV-VT. FE. Nella prima riga si hanno forse le indicazioni del donatore, mentre nella seconda, con tutta probabilità c'è l'abbreviazione dell'usato augurio: "(ut (ere) fe (lix)". L'anello venne acquistato per il museo di Cagliari. Nel 1937, il soprintendente Doro Levi volle effettuare qualche saggio di scavo, condotti dall'assistente Francesco Soldati il quale nella relazione presentata registrò il ritrovamento di: "… un pugnalato ben conservato e da buona patina, lungh. m. 0.139…". A m. 4.50 di distanza dietro la parete del tamburo si è rinvenuta una piccola, ma belle fibula italica ad arco, lunga staffa e bottoncino, lungh. m. 0.54, alt. m. 0.018, è ben conservata e ha buona patina… Nello stesso punto torna in luce un braccialetto a cordoncino diam. m. 0.061 (frammentario)… Gli oggetti furono portati al R° Museo Archeologico di Cagliari". La fibula è registrata come essere del tipo Certosa databile al V Sec. A.C. "Del reperto esiste una riproduzione di un fotogramma dell'epoca ora conservata presso la Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro; il pezzo dovrebbe essere conservato nei depositi della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e Oristano". Dalla generale rovina lo preservò per secoli il luogo solitario e appartato in cui giaceva. Lo studioso Dionigi Panedda ipotizza che, durante la posa del binario adiacente, nel 1883 sia stata demolita l'area circolare antistante. L'opera nuragica fu sfruttata fino a poche decine di anni fa come pura e semplice cisterna per l'approvvigionamento dei naviganti.

I dati storci sono tratti dal libro "Figari storie del Golfo e di Golfo Aranci" di Mario Spanu Babay. Editore Taphros Olbia. Anno di pubblicazione 2005. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale e con qualsiasi mezzo, se non attraverso l'autorizzazione scritta da parte dell'editore e dell'autore.